L’Adda e l’Oglio, due fiumi che delimitano i confini ad est e ad ovest della provincia di Bergamo, là dove la stessa declinandosi arriva alla pianura. Una linea, ipotetica, che li unisca, taglierebbe il fiume Serio. Tre terre: la Geradadda compresa fra l’Adda e il Serio, quella romanese – calciana, posta più a settentrione, fra il Serio e l’Oglio e quella “di mezzo”, a ridosso del fiume Serio. Tre fiumi, tre terre. Un territorio di confine, sempre diviso. Su queste terre correvano i confini fra il ducato di Milano e Repubblica di Venezia. L’architettura, tipicamente Veneta, porta ancora “ i segni” di tale periodo, evidentissimi a Martinengo e a Romano di Lombardia.
Ora, quella linea immaginaria, trasformandosi in un tracciato, ha accolto nel suo percorso due grandi vie di comunicazione, materializzandosi nell’ autostrada A 35 e nell’Alta Velocità. L’una a fianco all’altra giocano ad una corsa, proiettate in un grande “segno dinamico”. Le infrastrutture, nate per legare i territori, velocizzando comunicazioni e spostamenti, in realtà lo sconvolgono significativamente. Riconoscere i luoghi, anche da chi li praticava “ad occhi chiusi”, ora non è sempre immediato: i vecchi punti di riferimento vanno ricercati con attenzione. Il paesaggio ha cambiato volto e dimensione, l’identità qua e là si è smarrita. Ricucire le aree tagliate non sempre è facile e possibile. Cicatrici che solo il tempo riuscirà a lenire quando, lentamente la perdita della memoria, custodita nell’attuale vivere umano, lascerà spazio a nuove memorie. Ci si interroga sulla validità di tali opere, rispetto alle esigenze dei territori. Altri interventi, meno impattanti e più rispettosi verso l’ambiente, avrebbero soddisfatto comunque le esigenze dell’economia attuale? La storia ha dimostrato che le grandi vie di comunicazione hanno sempre rappresentato per l’umanità il progresso, facilitando lo scambio fra i luoghi, i mercati e le popolazioni. Lasceremo ai posteri la valutazione. Si può però sostenere che la zona non sarà in grado di accogliere altre infrastrutture.
Oggi, in piena globalizzazione, dove i confini delle varie tipologie di comunicazione si dissolvono e terre lontane sono sempre più vicine, ri-scoprire il locale è necessario per trasmettere la propria identità.
Le infrastrutture faciliteranno gli scambi, le relazioni e la conoscenza dell’oltre in un confronto continuo, obbligando ad un continuo rinnovamento e facendo ri-scoprire la propria cultura, i propri usi, le proprie abitudini. Le potenzialità espresse diventano opportunità di una nuova ri-valutazione del locale. Il coinvolgimento di vari attori sociali in un simile processo, diventa impegno delle istituzioni locali.
Gli scavi hanno fatto emergere reperti di uso comune dei tempi che furono, impensabili se considerate le epoche a cui gli oggetti stessi risalgono. Ritrovamenti che fanno riemergere la genesi del territorio, le cui radici si perdono nel tempo. Sono sepolture delle necropoli del settimo secolo d.C. e altri oggetti che testimoniano la presenza umana su questo territorio due secoli a. C.. La formazione di un “museo del territorio” presso il castello di Pagazzano spinge le varie amministrazioni ad un coordinamento, allo scopo di valorizzare quanto qui viene custodito e quanto vi è già in altri musei della zona. Fare conoscere i capolavori d’arte che sono custoditi nei vari paesi del territorio è la potenzialità latente delle opere, uno scambio/ legame suggerito che sta al locale cogliere e promuovere con maggior convinzione. La nostra terra non ha tramonti mozzafiato o paesaggi indimenticabili, ma da secoli offre all’uomo grandi campi coltivati come fossero giardini. Ai posteri, oltre ai reperti riemersi, vogliamo lasciare a futura memoria le immagini di una trasformazione epocale del territorio.
Alessandro Frecchiami Presidente del Circolo fotografico Il Caravaggio