Note sui paesaggi e sulla distribuzione della capacità d’uso dei suoli (Land Capability Classification) di MINO D’ALESSIO – Cooperativa REA (Ricerche Ecologiche Applicate)

Il tracciato della Tangenziale esterna di Milano, nei suoi 32 km circa di sviluppo, dalla A4 alla A1, attraversa terreni di alta, media e bassa pianura, qui intesi come paesaggi fisiografici caratterizzati da specifiche morfologie e diversi caratteri idrologici e pedologici, oltre che di uso del suolo. Le due figure seguenti illustrano la distribuzione di questi paesaggi, come sono dettagliati nel sistema di identificazione e descrizione adottato dall’ERSAF (Ente Regionale Servizi all’Agricoltura e Foreste) fin dall’avvio dei rilevamenti, negli anni ’80, delle carte dei suoli della Pianura lombarda, e recentemente modificato, ma basato, nelle linee generali, sulla preesistente interpretazione geomorfologica della pianura.

 

Sostanzialmente l’area interessata dalla strada tocca in gran parte ambienti di alta pianura, asciutti e irrigui (LG), fino circa al Canale Martesana; ambienti della pianura idromorfa, cioè con terreni con falda poco profonda e difficoltà di drenaggio (LQ), nel comparto tra Canale Martesana e Canale Muzza; e terreni sabbiosi meglio drenati più a sud (LF). All’interno di questa generale ripartizione, sono individuate le unità di paesaggio che dettagliano i tipi principali di ambiente pedogenetico, in genere su base morfologica (aree convesse o di dosso e aree leggermente ribassate, o con difficoltà di drenaggio, ecc.).

 

Sono presenti anche paesaggi di valle, approssimativamente distinti in VT (terrazzi morfologici interni alle valli) e VA (fondivalle), tra i quali gli ambienti VA6 rappresentano le aree di golena.

 

Chi vuole, comunque, può consultare la legenda seguente, limitata alle sole unità di paesaggio presenti in questa area.tabellapng

 

Le figure mostrano le due metà dell’area considerata attorno al tracciato TEEM. E’ visibile la traccia delle autostrade A4 e A1, mentre per quanto riguarda la TEEM è stato disegnato un poligono che inviluppa la strada, le aree di cantiere e servizio e i principali svincoli e raccordi. Questo poligono ha una superficie di circa 6,5 km2 .

Il tracciato affianca, nel primo tratto a sud dell’A4, i terrazzi antichi di Cambiago (RI1) e Trezzo A. (RA2), caratterizzati da morfologie rilevate e suoli antichi, complessi e molto profondi, già definiti in passato “a ferretto”, per via del colore bruno-rossastro o decisamente rossastro e della forte componente argillosa utilizzata localmente come materiale per la fabbricazione di laterizi.

 

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L’autostrada occupa comunque superfici agricole attribuite alle unità di paesaggio LG1, LG2 e LG3, cioè paesaggi e suoli della Alta Pianura che si differenziano, seppure in modo poco evidente, sia per i caratteri macroscopici della morfologia, sia per le tipologie di suolo. Queste sono sempre rappresentate da suoli evoluti, leggermente acidificati in superficie, non molto profondi e sviluppati su substrati di materiali sabbiosi o sabbioso limosi calcarei, spesso co elevate percentuali di ghiaia e ciottoli a modeste profondità (1 m). In realtà, recentissime ricerche, effettuate proprio in alcune aree di cantiere della strada hanno consentito di scoprire la presenza di suoli profondi e più evoluti, su substrati limo-argillosi, collocati alla stessa quota di quelli più recenti e sassosi.

 

A sud del Canale Martesana, e fino alla Muzza, si entra nella Media Pianura con fontanili e con falda moltoprossima alla superficie del suolo. Le unità di paesaggio (LQ1, LQ£ e LQ4) rappresentano le situazioni morfologicamente depresse o piane e le maggiori o minori difficoltà di drenaggio del suolo. I suoli non sono dissimili, quanto a grado evolutivo, rispetto a quelli dell’Alta Pianura (Alfisuoli), salvo che per una minore frequenza di pietre e le caratteristiche “idromorfe”, cioè i segni lasciati dalla prolungata presenza di umidità eccessiva o acqua e relativi effetti anossici.

 

In tutto il tratto finale della strada, dal Canale Muzza all’A1, la TEEM attraversa ambienti di Bassa Pianura, cioè aree relativamente stabili, incise dai corsi d’acqua e dunque meglio drenate, e con substrati prevalentemente sabbiosi. Anche in questo caso la unità LF3 si differenzia dalla LF2 per la morfologia più depressa e una certa difficoltà nello smaltimento delle acque. L’autostrada attraversa anche paesaggi diversi, come la valle del Lambro (VA8) e la paleovalle del Torrente Sillaro, rappresentata da grandi e regolari meandri inattivi e privi di corso d’acqua significativo. I suoli sono ben differenziati nel loro profilo, con materiali a tessitura franca (equilibrio tra le componenti argilla, limo e sabbia) o più limosa. Si differenziano dagli altri per il loro “regime idrico”, cioè per un andamento dell’umidità naturale (cioè dovuta alle piogge) nel suolo non sempre ottimale e favorevole per le piante.

 

E’ interessante ora aggiungere alcune considerazioni sulla Capacità d’Uso dei Suoli (Land Capability Classification LCC), classificazione schematica, molto diffusa in tutto il mondo, che consente di attribuire ad ogni tipo di suolo una delle 8 classi di “capacità d’uso” agro-silvo-pastorale, cioè una classe che definisce la maggiore o minore presenza di fattori limitanti che non consentono di utilizzare il suolo per qualunque coltura o piantagione. Dalla classe I, che rappresenta i suoli migliori per l’agricoltura, utilizzabili per tutte le colture, si arriva alla classe 8, assolutamente inutilizzabile per qualunque scopo produttivo. In realtà solo le prime quattro classi indicano suoli coltivabili, e in particolare le prime 3. Alle classi si abbinano inoltre indici qualificativi del o dei fattori che limitano il libero uso del terreno (troppa pietrosità, drenaggio dell’acqua lento, profondità molto ridotta, pendenza eccessiva delle superficie, inondabilità periodica, ecc.). Le figure alla pagina seguente riportano le sigle complete della classificazione di LCC attribuita ai singoli poligoni della carte e ai suoli che contengono. I suffissi s indicano limitazioni dovute strettamente alle caratteristiche del suolo, mentre i suffissi w, si riferiscono a problemi indotti dall’acqua. La sigla, nel suo insieme definisce il livello e il tipo di limitazione.

 

Fino a Pozzuolo Martesana prevalgono i suoli di classe 3 di LCC, con limitazioni varie riferibili a caratteri intrinseci del suolo. Anche in questo caso, la carta attuale non tiene conto della presenza di suoli più acidi, profondi e compatti con tessiture fini. Più a sud, fino alla Muzza, la situazione è più variabile, con presenza di suoli a più modeste o scarsissime limitazioni, pur in presenza del disturbo dovuto alla presenza di acqua nel primo sottosuolo, segnalato dal suffisso w.

 

 

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Più oltre, anche la classificazione di LCC migliora e si assiste alla presenza delle ampie aree agricole del Lodigiano, caratterizzate da terreni sabbiosi ben drenati adatti ad un ampio spettro di usi. Fanno eccezione alcune aree a maggiore idromorfia, come il fondovalle del Sillaro. Se si guarda invece il poligono che circonda la TEEM per circa 5 km sui due lati, per una superficie generale di circa 300 km2 , dei quali meno dell’80% con suolo, si può vedere la tabella seguente che indica come esattamente equivalenti le superfici con suoli di classi II e III, minoritarie quelle con suoli inadatti all’agricoltura.

 

Trattandosi, in gran parte di suoli di alta qualità (classe II con limitazioni modeste), il consumo di nuove superfici occupate dalla strada, pari a 6,5 km2 , esclusi i raccordi stradali meno prossimi al tracciato principale, appare veramente elevato. Inoltre, si deve considerare che le superfici occupate fisicamente dalle aree stradali sono una parte di quelle impegnate e di quelle che comunque subiscono un danno e una riduzione delle potenzialità d’uso.

 

Infine bisogna constatare che la strada tenendosi discosta, dove possibile, dai centri abitati, taglia e divide tutti i comparti agricoli di maggiore estensione e valore, rendendone più complessa e onerosa la gestione. Soprattutto nelle aree irrigue, il reticolo idrico è reso più contorto e gestibile con più difficoltà.

 

Complessivamente il danno all’agricoltura è enorme e i suoi effetti si vedranno gradualmente nel tempo. Il tutto accentuato, come visto, dalla perdita irreversibile di suoli ad elevata qualità produttiva.

 

 

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Luglio 2016