Viste nell’insieme le grandi opere ci appaiono come qualcosa di utile, bello e necessario per lo sviluppo del paese, per il suo progresso e questo è, indubbiamente vero. Laddove vengono declinate per singole porzioni di territorio, in particolare il territorio in cui siamo nati, cresciuti e viviamo queste trasformazioni assumono un significato più intimo, più radicato, più profondo e, pertanto, vero. L’immagine finale che ci sarà consegnata al termine dei lavori sarà un immagine profondamente diversa da quella che era e che eravamo abituati a vedere e che era nostra perché ci ha accompagnato nei giorni, negli anni della nostra vita; e noi che da una vita, per arte, per passione, per incanto scattiamo immagini per riconsegnare un momento vissuto uno sguardo sul come eravamo, su chi siamo stati un giorno, prima di diventare quelli che oggi siamo. Noi, nei giorni che hanno portato a questi irreversibili mutamenti abbiamo raccolto le immagini del territorio, della parte del nostro territorio e che sviluppa una sorta di anello di congiunzione tra la terra bergamasca e quella milanese che dà luce ad un incontro tanto forte e radicato nei secoli in uno spazio che somiglia alla foglia di un albero se lo si immagina a livello Paese. Quindi quella parte di territorio che è nostra, parte da Treviglio, passa per Cassano, raccoglie a se Albignano ed arriva a Pozzuolo dove diviene milanese sia pure nelle sue radici contadine e, quindi ancora lontana dalle architetture dai linguaggi, dai pensieri del cerchio urbano milanese vero e proprio. Noi, tra qualche mese percorreremo strade nuove più confortevoli, più grandi, probabilmente migliori. Noi che non sapremo mai quanto questo mutamento sia stato necessario o inopportuno. Noi con questo progetto fotografico vogliamo testimoniare, raccontare, alle nostre generazioni e a quelle che verranno come tutto questo sia avvenuto, senza calare l’ ombra di un giudizio o pregiudizio ma, più semplicemente siamo mossi dal desiderio di non dimenticare. Niente di più, niente di meno del diritto di documentare.
Fancesco Ferrari
Oltre cinque milioni di metri quadrati. A tanto ammonta la superficie complessiva di territorio mangiata dal cemento tra il 1999 e il 2009 nei comuni di Cassano d’Adda, Pozzuolo Martesana, Melzo, Pioltello e Segrate. Gli stessi comuni che recentemente sono stati protagonisti di nuove operazioni di urbanizzazione, tra cui il quadruplicamento della linea ferroviaria, la nuova Tangenziale Est Esterna di Milano (TEEM) e l’autostrada Brescia Bergamo Milano (BreBeMi). In quest’area alle porte di Milano è come se in un decennio fossero spariti oltre 490 campi di calcio, soffocati da strade, case e capannoni: Il consumo di suolo selvaggio è una strategia che non guarda al benessere delle generazioni future e da cui non si può tornare indietro: una volta asfaltati, i campi non potranno più tornare fertili e produttivi. I nostri territori un tempo ricchi di coltivazioni, fontanili e corsi d’acqua, sono oggi sempre più poveri di biodiversità: basti pensare che le aree antropizzate nel Comune di Segrate rappresentano ormai il 75% del territorio, a Pioltello sfiorano il 55%, mentre a Melzo superano il 45%. Una tendenza riscontrabile nell’intera provincia di Milano, dove ogni giorno vengono urbanizzati più di 20mila metri quadrati di suolo. Fermo restando la necessità di nuove opere strutturali e di viabilità, come Coldiretti da sempre chiediamo che il progresso urbanistico non sia promosso solo a scapito del territorio. Non si vuole capire che meno campi e meno terreni non significa solo meno cibo e meno agricoltura, ma anche più inquinamento e meno sicurezza contro gli eventi metereologici estremi che sempre più spesso si verificano anche nella nostra regione.Il nostro auspicio è che nel futuro si possa raggiungere un giusto compromesso tra sviluppo urbano e tutela di un territorio che in parte ha contribuito a rendere grande il nome del Made in Italy agroalimentare nel mondo con produzioni d’eccellenza come il Grana Padano o il Gorgonzola, e che ancora offre opportunità lavorative ai giovani che stanno tornando alla terra.Solo così riusciremo a lasciare in eredità ai nostri figli e ai nostri nipoti un territorio sicuro in cui crescere.
Alessandro Ubiali
Esigenze non solo locali, ma anche e prevalentemente regionali, nazionali e internazionali, hanno provocato nel territorio dove noi siamo nati e viviamo una importante modificazione ambientale. Dibattiti molto ampi e partecipati hanno preceduto e accompagnato la progettazione e l’inizio delle opere che ormai volgono al termine. Durante i lavori sicuramente saranno stati raccolti dati, immagini e le dovute documentazioni da parte degli stessi operatori, tuttavia l’entità degli interventi ha catturato l’attenzione degli abitanti e un gruppo di volonterosi si è occupato con tenacia di acquisire le immagini di un ambiente che stava scomparendo a causa di quanto stava avvenendo. La enorme documentazione fotografica, archiviata con cura e aggiornata puntualmente, scevra da valutazioni e considerazioni di merito, risulta complessivamente una costruzione organica. Il lavoro, eseguito, con tenacia, in ore perdute, rubate alle serie e gravi occupazioni che ognuno di noi ha, resterà una testimonianza storica a futura memoria di quanto è avvenuto e potrebbe costituire la base per valutazioni di merito riguardanti, in termini di “costi-benefici”, le scelte progettuali e le modalità operative. Nei secoli il nostro territorio è stato più volte coinvolto da trasformazioni: cito l’assetto a fini agricoli della Lombardia, le vie di trasporto fluviale (i Navigli), l’asse di trasporto ferroviario Ovest-Est; tutte portarono novità e trasformazioni sociali, economiche e ambientali. Quanto è stato ora realizzato ha indubbiamente analoghe caratteristiche. Il potenziamento ferroviario, la nuova tangenziale di Milano (Teem) e la nuova autostrada Milano-Brescia (Bre.Be.Mi.) incideranno sul futuro delle nostre realtà locali. Ritengo pertanto che un plauso sia dovuto ai “Volonterosi” che si sono sobbarcati l’enorme lavoro di raccolta immagini, spinti solo dall’amore verso la propria terra ben sapendo che il tempo porta via tutto, anche la memoria.
Dopo www.dal-quadruplicamento-al-
La nostra documentazione, limitata purtroppo ad un tratto di circa 20 km., è stata una obiettiva valutazione del territorio coinvolto e dei limiti delle nostre possibilità, condizionate dall’evidenza delle difficoltà negli spostamenti per avvicinarsi ai lavori, possibili soltanto (o quasi) con un solo mezzo: la bicicletta; solo così dalla fine del 2011 a tutt’oggi abbiamo potuto effettuare oltre 250 escursioni per un totale di circa 2.300 km. e la realizzazione di oltre 1.600 immagini.
Questa iniziativa è nata ed è rimasta per scelta autonoma, attenta ad una collaborazione disinteressata, niente mercato delle immagini e nemmeno pubblicità nel sito; alle Istituzioni non abbiamo mai chiesto sovvenzioni ritenendo la nostra iniziativa un impegno nei confronti della collettività e anche di chi ha dato a noi l’opportunità di recepire il “contenuto” del nostro impegno : le immagini. a.s g.s
TESTIMONIANZE A FUTURA MEMORIA